mercoledì 18 giugno 2014



MOSTRE e RIFERIMENTI:

Settembre/ottobre  2016
Personale “Per Aspera ad Astra”
Cappella della Chiesetta di San Giorgio
Castello Visconteo

Legnano (Mi)

Aprile 2016
Collettiva “Il Caso e il Destino”
Chiesa di san Rocco
Carnago (Va)

Novembre 2015
Collettiva “Punto sul rosso”
Spazio Lavit
Varese

Marzo 2015
Mostra personale “Straordinarie Imperfezioni”
Studio d'Arte Liberty
Angera (Va)


Maggio 2014
Ferite – dialogo tra Psiche e Soma
Palazzo Panciatichi
Firenze

Marzo 2014
Voci di Donna
Spazio Futuro Anteriore
Varese

Novembre Dicembre 2013
Ferite – dialogo tra Psiche e Soma
Museo Gianetti
Saronno (VA)

Ottobre 2013
Doppio Contemporaneo 
Metamorfosi Somatica
Laboratorio Artistico La Tana delle costruzioni
Vedano O. (VA)

Luglio 2013
Mostra Collettiva 
La seduzione del velo
Laboratorio Artistico La Tana delle costruzioni
Vedano O. (VA)

Giugno 2012
Mostra Collettiva 
Corpo Super8
Castello Visconteo
Abbiategrasso (MI)

Aprile 2012
Mostra Collettiva 
Luce nell'ombra
Laboratorio Aperto 
Bussana Vecchia (IM)

Marzo 2012
Il mio Cantico Sublime
Forgiatura Patrini 
Malnate (VA)

Ottobre 2011
Paratissima 2011 Torino
Mostra Collettiva 
corpo a corpo a corpo a corpo a corpo 
Cinque artisti a confronto
28E Gallery 
Torino

Settembre 2011
Artinfiera
San Sebastiano Curone (AL)

Giugno 2011
Mostra Collettiva 
Corpi in-dolenti
Spazio Corte dei Brut 
Gavirate (VA)

Aprile 2011
Mostra Personale
Convegno Fibromialgia e problematiche dell’esistenza
Azienda Ospedaliera Polo Universitario L.Sacco
Milano

Marzo 2011
Mostra Personale
Convegno Terapia culturale: Scienza, Arte, Comunicazione e Solidarietà
Villa Recalcati
Varese

Gennaio 2011
Amore e Psiche
B&B Polvara 31 
Lecco

Dicembre 2010
Mostra Collettiva 
Viaggio Minimo
Officine Creative
Barasso (VA)

Luglio 2007
Terra come sangue
Il Cavedio
Varese

Ottobre 2006
Terra come Sangue
Circolo ARCI Banana Club
Varese

Dicembre 2006
Terra Preta, Terra di Saudade
Palazzo Branda 
Castiglione Olona (VA)

Veronica Mazzucchi was born in Varese on 24th October 1975. Her linguistic ability led her to travel widely for work. Between 2001 and 2004 she developed a deep connection with the Cape Verde Islands: as a self taught artist she started committing her great love of Africa to canvas (“Earth like Blood”). This period shows the influence of African art, of Picasso, of Modigliani and of Schmidt-Rotthuff’s wood engravings. 


Then from 2007, a silent period. Veronica started painting again after a period of treatment (including sessions of art therapy) for a physical illness with consequent job loss, rediscovering herself and rediscovering her wandering past with brushes and pastels. This second period expresses the psychological and physical suffering caused by Fibromyalgia, a condition known commonly as “The Pain of Suffering”.  



This is the start of what the artist calls her second period where “The Tale of Amor and Psycheis born. Her women bring to mind the Lying Figure in a Mirror of Bacon, undefined bodies, in continuous transformation. Identity swings between acceptance and refusal of oneself, a clean cut between physical essence and consciousness. Marcel Proust in “Remembrance of Things Past” said that recovery from suffering depends on having experienced it to the full. This is what Veronica Mazzucchi has done. 

Now, considering the results, she speaks out for a project aimed at promoting cultural therapy for sufferers of chronic diseases.

lunedì 21 aprile 2014

domenica 30 marzo 2014

DICONO DI LEI


Traum am Ende
La dimensione onirica nell’opera di Veronica Mazzucchi

di Manlio Della Serra



Non è insolito, ormai, dover constatare come l’opera d’arte sconfini di continuo in settori e in ambiti un tempo preclusi. Un’apparente invasione di campo che sa rendere duttile la prestazione dell’artifex anche nella sua disorientante vocazione terapeutica. E se di θεραπεία si è abituati a trattare in ambito prettamente medico, l’opera di Veronica Mazzucchi intende mostrare un risvolto di ulteriore compimento. Una ricerca totalmente impostata sulla fisicità, caricando i corpi di torsioni, inviluppi, pose convulse, per raggiungere l’invisibile incrocio su cui si insiste da millenni. Corpo e anima che si desiderano e si respingono. La vita stessa è la parentesi inalterabile che lega queste due sostanze. Ma la dimensione terrestre, che i materiali pittorico e scultoreo evocano, sarà d’ora in avanti ricettacolo del suo disfacimento. Distrutte le catene che reggono ogni ovvietà visiva, l’operazione di scavo, come l’indagine a essa associata, si fanno invisibilmente propiziatorie. L’opera di Veronica Mazzucchi non ha bisogno di attese. Non si conclude là, dove lo sguardo arreso la coglie come un manufatto di grande intensità. Come nel mito platonico che descrive il risveglio di Er, l’ambizione è qui riassunta nel superamento. Il corpo è meticolosamente passato al setaccio. Ad attenderlo, un mattatoio da cui uscirà rigenerato. Non c’è suono, né odore. Ma la dislocazione visiva che sembra voler accontentare con un assetto chiaramente riconoscibile è sempre un rimando al viaggio, alla perdita della nozione di tempo misurabile. Un invito al sogno che deve destare il conflitto e risolverlo. Il sogno è la cerniera che pacifica i due regni, il nembo che dà respiro al deserto in fiamme. Immodesta ma pertinente, la confidenza dell’Anticlaudianus di Alano di Lilla. Natura può forgiare il corpo, mentre un lungo viaggio ammantato di peripezie e indugi potrà provvedere alla costituzione dell’anima. Il percorso redentivo conosce il sogno come in un antro nullificante: si smarrisce la regola della casualità, ogni ordine viene meno, perché si possa guardare al corpo spodestato, lacero, urtato e livido che tanto rinvia alle imprecazioni di Soutine e Modigliani. Il corpo centrato e pallido è sempre il punto di partenza, la leva che procede a sollevare. Se il corpo non prova vergogna e l’anima raccoglie la sfida, il terreno neutro, quello onirico e vivificante, è l’anticamera di ogni futura successione. Persino l’addestramento delle leggi di natura in La tempesta suggerisce a Prospero di affidare il gesto magico al traguardo onirico e sfuggente: «Noi siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni e la nostra breve vita è circondata dal sonno». Così in Dafne (2013) Veronica Mazzucchi ricorda il delirio della trasfigurazione, lo spaesamento del corpo quando Oniro sopraggiunge a risolvere ogni ambiguità. Nelle tonalità predilette, si riscontrano le vertiginose arrampicate cromatiche di Kiefer, qui snellite e compattate in slavature opache. Mancano le macerie perché qui la vocazione è altamente protrettica. Il corpo si esprime con un rantolo. L’anima, invisibile, procede a recuperarlo. Proprio questo il significato ultimo della cromia che affida allo spaesamento del sogno gli arnesi per operare. La contorsione si risolve in taglio, affumicata e annerita con velature che non lasciano presagire alcuna chiarezza placida e assertiva. Là entra il sogno che devasta e conclude.